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Il Presepe Napoletano
Le origini del Presepe partono dal lontano 1222, quando San Francesco D’Assisi si trova a Betlemme, dove assistette alle funzioni liturgiche per la nascita di Gesù, ne rimase talmente colpito che, tornato in Italia, chiese al Papa Onorio III di poterle ripetere il Natale successivo.
Ecco quindi che il 25 dicembre del 1223, San Francesco, a Greccio in provincia di Rieti con l’aiuto di pastori, contadini, nobili e frati, diede vita alla prima rievocazione della Natività all’interno di una grotta, dove fu posta una greppia riempita di paglia con accanto un asino e un bue. Da questo momento comincia, secondo molti, la storia secolare del presepe, il fenomeno rimase per lungo tempo confinato nell’ambito delle Chiese.

Anche il quattrocento ci offre diversi esempi di statue lignee che comunque rimangono oggetto di culto e non ancora di devozione. Queste rappresentazioni cominciarono ad essere allestite anche all’interno delle case.

Siamo dunque ad un’altra data storica, nel 1534 San Gaetano da Thiene allestisce un presepe nella cappella adiacente all’ospedale degli Incurabili. Il successo popolare fu straordinario, tanto da far indicare in San Gaetano il vero inventore del presepe napoletano.
Ma fu solo nella metà del seicento che l’artigiano napoletano Pietro Ceraso introdusse l’idea di dividere il manichino ligneo in testa e arti snodabili, questa idea fu poi perfezionata da Michele Perrone che dette vita alla fine del secolo alla struttura tipica del pastore napoletano: testa e arti in legno su corpo snodabile di 40 cm. E’, dunque, agli inizi del nuovo secolo che nasce il Pastore come noi lo conosciamo: la testa è in terracotta, materiale che consente una maggiore espressività, rispetto al legno, e soprattutto una più veloce esecuzione. Ora agli episodi evangelici classici come la Natività o l’annunciazione, cominciano ad aggiungersi tratti più popolari e napoletani come la taverna.
Ma fu durante il Regno dei Borboni con Carlo III che il presepe napoletano raggiunse vertici di splendore popolarità ineguagliati. Il presepe divenne una moda, quindi i più ricchi facevano a gara per allestire opere sempre più grandiose che attirassero l’attenzione del Re e l’ammirazione del popolo al quale veniva concesso l’onore di ammirarle. Il presepe diventa l’emblema di Natale e al contempo, è una rappresentazione ricca di simboli.

I Re Magi vengono tradizionalmente interpretati come le tre età dell’uomo, gioventù, maturità e vecchiaia: i tre doni che i Magi recano a Gesù Bambino fanno riferimento alla sua natura divina (mirra), umana (incenso) e regale (oro). I Re Magi nel presepe napoletano giungono da Gesù su tre cavalli di colore, bianco, rosso e nero che identificano le tre fasi della giornata: aurora, mezzogiorno e sera. Tra le altre figure del presepe napoletano spicca quella di Benino, il dormiente, attorniato da dodici pecore che rappresentano i dodici mesi dell’anno, egli sogna la nascita di Gesù e si sveglia proprio quando nasce il bambino Il presepe con Carlo III divenuto Re di Spagna varca le frontiere italiane e appassiona anche gli spagnoli che ancora coltivano questa passione essendo tra i migliori clienti stranieri delle botteghe artigiane napoletane.
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